martedì 24 marzo 2020

STRIZZOLO


È arrivato il calendario duemilaventi, quello che faccio tutti gli anni con le foto di quello appena finito. Cerco di mettere sempre tutti in modo equilibrato, nelle pose migliori: le vacanze, i weekend, le trasferte, i compleanni, ma anche il quotidiano, le facce vere, gli scatti divertenti.
Il calendario finisce per avere una sua voce, solo perché a un certo punto, verso agosto, mi stufo, e comincio a mettere le foto un po’ più a caso. Altrimenti rifletterebbe per intero il mio umore.
Per fortuna quest’anno l’umore è buono, o avrei già strappato la pagina di gennaio dove c’è una foto che mi invecchia di dieci anni. In bianco e nero, almeno quello. Con un cappello tipo Diane Keaton che è ciò che mi ha tratto in inganno.
Poi le rughe uno, prima o poi, le deve accettare, come i chili in più, l’insonnia, i capelli bianchi e gli occhiali da vicino.
Anche febbraio dice la sua, ho messo una foto insieme a Giorgio, un selfie: porto un cappello nero e gli occhiali da sole, però invece che Diane Keaton sembro Franco Califano. Ma è una questione di inquadratura.
A marzo migliora, e anche dopo. Però l’anno venturo staro più attenta. Magari potrei aggiungere qualche testo, battute varie che ci passiamo a tavola. Scampoli di discorsi, momenti di quotidianità, anche solo pezzi di conversazione.
-Ciao piccolino vado a lavorare.-
-Lavori al computer o vai al lavoro vero?-
-Vado fuori, ho un appuntamento. Comunque anche quando sto al computer…-
-Ma che dici mamma, non dire sciocchezze…-
Sono le risate che uno dovrebbe ricordare, dopo anni. Altro che foto. Che istantanee. E’ un’idea geniale, me lo dico da sola: piccolo compendio di risate. Meglio: raccolta indifferenziata di parole buttate.
-Che fai, lavori?-
-Si perché?-
-Così, vederti lavorare mi fa venire voglia di studiare-
Toccherà prendere un quaderno, tenerlo a portata di mano, annotare le parole, chissà se avrò costanza almeno in questa cosa. Si sa, all’inizio dell’anno uno ha mille progetti, voglia di fare, entusiasmo, energia. Il difficile è tenere duro quando l’entusiasmo cala.
Per esempio un giorno mi ero messa dal mattino presto a segnare su un foglio quante volte Giorgio dice mamma in una giornata. Pensavo di potere partecipare, che so? Al Guinness dei primati. Alle dieci eravamo già a trentacinque, poi mi sono stancata.
Comunque questi maledetti o benedetti social un po’ aiutano. Vedo che anche altri annotano frasi dei figli, citazioni di libri, o battute di film. Sembra nulla, ma in realtà il nostro tempo è scandito da queste cose. E queste cose io un giorno vorrei ricordare.
-Cosa c’è amore?-
-Niente. E’ che non ti voglio vedere mai più.-
-Meglio, perché stavo uscendo.-
Lo so questa non fa ridere, ma in un certo senso sì. Fa da contrappeso a quest’ altra che invece spacca a metà:
-Scusa mamma non volevo dire una cosa brutta.-
-Fa niente.-
-Posso darti uno strizzolo?-
-Un che?-
-Uno strizzolo.-
-Che cos’è?-
-È un abbraccio forte, fortissimo, che serve per dire quanto bene vuoi a qualcuno. Ti faccio vedere.-
Adesso piango. No scusate. Rido. Rido a più non posso.

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