lunedì 17 aprile 2017

UN GIOCO DA RAGAZZI



Lo dice un bambino di tre anni, che poi è mio figlio, e mi si apre un mondo. Perchè io faccio fatica per ogni cosa, tutti i giorni, tutto il giorno.
Sarò in un periodo lamentoso, perché fatico a spegnere la sveglia e scendere dal letto, svegliare gli altri non ne parliamo.  Lavare  e vestire il piccolo mi sembra l'Everest, portare giù il cane?  Il K2. Anche mettergli le scarpe mi sembra una scalata dura e inaccessibile. Sono io? E' lui? che importanza ha?
Interrogare la grande in geografia? Una punizione che non merito, primo perchè odio geografia, secondo perchè lei neppure l'ha studiata, quindi è oltremodo inutile.

Lavorare non ne parliamo. Quando già traballi poi, tutto ti si rivolta contro: il programma si arresta all'improvviso con un errore irreversibile,  la posta certificata si affolla di messaggi minacciosi e oscuri.  Fatico a leggere e a scrivere, le cose che amo, mi stanca tutto, in poche parole. Anche parcheggiare la macchina.

Cosa sarebbe esattamente un gioco da ragazzi?

No perchè giusto ieri sono entrata in macchina alle due e mezza per andare in ufficio, la macchina non si è neppure accesa. La batteria. Morta. Ci vorrebbe qualcuno con i cavi penso. Un secondo e si materializza mia sorella per caso. Ha i cavi in macchina, lo so, sembra incredibile. Riusciamo a mettere in moto, probabilmente rischiamo la scossa, forse la morte fulminea, però la macchina riparte. Eccolo il gioco da ragazzi.
Ma è un illusione che dura quindici minuti, quando arrivo in ufficio, e spengo la macchina, è finita.
Di fianco all’ufficio c’è un’officina, guarda te la coincidenza. E’ venerdì santo, sarà aperta? Resusciterà la mia batteria? E quanto ci metterà? devo anche andare a trovare un’amica all’ospedale.
Trenta minuti di orologio e ho una batteria nuova. Un gioco da ragazzi. Questo sì.
Mi precipito, già in ritardo, in una casa di cura sui colli dove c’è la mia amica, parcheggio regolarmente nelle strisce blu.
Quando esco, dopo un’ora, c’è una citroen grigia parcheggiata anche lei regolarmente, dietro di me, in un’area di sosta centrale. Mi domando cosa abbia mai bevuto il progettista di questo parcheggio, sempre che ce ne sia uno. Perché io, se è vero che non sono né Schumacher né Senna, da un parcheggio so uscire. Non da questo, però. E’ impossibile.
C’è Silvana. Avrà un settanta, non è una paziente, ma potrebbe tranquillamente. Prima scuote la testa, poi ci ripensa -La aiuto io- dice. E’ convinta che in due possiamo farcela. Io sto già cercando il numero del carro attrezzi. -Lei è giovane, vedrà che ci riesce- Insiste
Giovane? Mica tanto. Però Silvana ci crede. Molto. Mi conquista. Ci sono 25 gradi, oggi, domani che sarò al mare naturalmente pioverà, ma oggi si muore di caldo, quasi quasi chiamo un taxi. Per fortuna hanno inventato il servosterzo, altrimenti buttavo via le chiavi della macchina direttamente.
Sotto l'abile guida di Silvana e dietro al torvo sguardo dell'umarell di turno, dopo circa 25 manovre riesco ad uscire, esausta.  Un gioco da ragazzi? Boh!
Avrà sicuramente ragione lui, il mio ragazzo, dovrei affrontare tutto con un pizzico di spirito in più, un po’ di ottimismo, un po’ di grinta.
Oppure dovrei avere tre anni e costruire trattori, camion dei pompieri, e piste di treni.
Mamma facciamo un fire-truck ? Certo amore, cos’è un fire-truck? Non mi risponde, prende le formine di legno… una ruota, un’altra ruota, il telaio… un chiodino, un altro chiodino…la cabina…il martello…
Sei davvero bravo amore mio, é stupendo questo camion-truck, bravissimo!!
Lui alza gli occhi, mi guarda serio serio -mamma, è un gioco da ragazzi-