domenica 21 maggio 2017

COSE DI FAMIGLIA

Metti un sabato mattina di metà maggio, metti una settimana faticosa come oramai lo sono quasi tutte, le mie, ma anche quelle della maggiorparte della gente con cui parlo. settimane fatte di corse, di lavoro, di accompagnamenti vari, di febbri, di compiti, di cene arrangiate, di frigo vuoti, di umori variabili, che a volte viene da chiedersi che senso abbia correre così.
Metti un sabato mattina diverso dagli altri, una doccia veloce per cominciare la giornata, la solita coppia di caffè, una fiesta al curacao, aiuto inestimabile di giornate convulse, poi si parte.
Vai a ritirare un pranzo completo per dodici persone, di cui uno a dieta e una vegeriana, però sembra poco, allora corri a casa, metti in forno un po' di belga, butta nell'acqua due asparagi, prepara un po'    di pinzimonio.
Corri come una pazza in una due giorni che meriterebbe invece un po' di riflessione e un po' di silenzio, corri a cercare un vestito, uno per te e uno per la principessa, corri a ordinare un mazzo di rose bianche, corri a ritirare una cassa di champagne.
Accompagna la principessa a una festa, perchè non ci facciamo mancare nulla, tuo marito all'aeroporto, e un bambino di tre anni a vedere gli aerei che decollano. 
E siamo solo a sabato.
Otto ore di sonno poi di nuovo in pista, si parte con la prova abiti, la messa in piega casalinga, perchè il parrucchiere proprio non ci stava, Tacco,  trucco parrucco e via.
La quarantottore è finita, ora il silenzio c'è, nella mia casa semibuia, allora permetto alla stanchezza felice di farsi avanti e di scivolare su una pagina che voglio ricordare. 
Io oggi sono felice, ieri ho festeggiato i miei genitori con le mie sorelle e tutti i nipoti,  i loro cinquanta anni insieme, le loro giornate lucide, quelle  più opache, tutto quello che  sta dentro una vita intera.  E ho goduto della fiducia che loro hanno avuto sempre.
Oggi ho festeggiato un'altra coppia, ho provato a mettermi un vestito rosa come quello della principessa Kate, ma ho desistito, ho portato il mio meraviglioso piccolo George, che non ha la statura reale per fare da paggetto, anche perchè dopo quaranta secondi di cerimonia, aveva già rubato un monopattino, si era tolto entrambe le scarpe e si rotolava sul pavimento della sala rossa, senza che nei paraggi ci fosse nessuna reale tata con scamiciato verde militare e occhiali da signorina Rottermeier.
E' stato un fine settimana pieno di passato e di futuro, di quelli che piacciono a me, dove posso guardare indietro ai successi e ai traguardi raggiunti e posso guardare avanti alla felicità sognata, conquistata e ancora tutta da scrivere.
Se le emozioni non stanno nei brindisi e nelle fotografie, stanno però indelebili nei ricordi, perchè le lacrime di gioia sono rare e inafferrabili, e forse in qualche foto ci staranno pure, ma la voce rotta di una ragazza, che è una donna tutta di un pezzo, quella può stare solo nella memoria o in questa pagina.
Metti una tavolata, la famiglia, i bambini che si annoiano, le ragazze che si mettono i tacchi per la prima volta, i cugini che non vedi mai, ma che ti sembra avere visto solo ieri, metti fiumi di vino, una cheescake che non avevo capito, un terrazzo pieno i fiori, le voci che si mescolano, le risate che scoppiano, un benessere diffuso e dilagante.  metti una scarpina che sparisce, i tacchi pure, per fare posto ai calzettoni, metti le foto in posa, una cornice di argento con due fedi intrecciate, un paio di orecchini antichi, e un vestito, il mio, più antico di loro, ma non sembra. Metti tra le altre la solita foto di noi tre. Metti la mia famiglia. un giorno di maggio.