martedì 16 ottobre 2018

L'ILLUSIONE DI UNA MADRE

Che gli adolescenti siano tutti, più o meno, ruvidi e sfuggenti, credo sia un dato di fatto. È proprio una fase, non è necessariamente carattere o indole, è proprio un momento in cui se ti avvicini, semplicemente, pungono.
Io, che riccio lo sono quasi di professione, tento ogni tanto, con passo felpato, in timido silenzio, di avvicinarmi, di fare una carezza, a sorpresa, sui capelli, sul viso. Di più non azzardo.
Sarei ingiusta se non dicessi che lei ogni tanto mi abbraccia, ma senza grande trasporto, e perlopiù quando sono così stanca e nervosa che pungo pure io, come un adolescente.
Viene immensamente più facile coprire di baci e di carezze un piccolo ragazzino di quasi cinque anni, età in cui si lasciano stritolare, baciare, annusare, mordere.
Abbandonarsi alle smancerie con i bambini è semplice. Naturale. Non hanno alcuna resistenza, alcun filtro, ritrosia, timidezza.
Poi è un lunedì mattina, non sono neppure le sette, io dormo come al solito sul bordo del letto, in mezzo c’è il despota di cinque anni, e arriva lei.
-Cos’è successo?-
-Niente. Posso stare un po’ qui?-
-Certo.-
Ecco. È uno dei momenti in cui accostarsi, quando ha le difese abbassate e tentare, che so, un bacio sulla fronte.
Allungo una mano, supero il piccolo despota che si frappone sempre fra me e lei, ma ce la faccio, con il dorso della mano riesco ad accarezzare una guancia. La mia bambina. Lei fa una cosa che scrivo a costo di strappare dei cuori, ma prende la mia mano, se la infila tra la guancia e il cuscino, e la bacia.
Ci deve essere un disastro dietro l’angolo, un tre in matematica. Una sospensione. Insomma una catastrofe incombente.
-Tutto bene?- Chiedo ancora
-Sì. Solo che la mia camera è invasa da cimici, api e moscerini.
-Forse hai fatto un brutto sogno.-
-No, ho sentito le cimici volare.-
Questo scambio non basta a togliermi l’emozione. Dopo alcune ore se ci penso sono ancora commossa, e felice. Lo racconto a suo padre. Si commuove anche lui. La va a prendere a scuola.

Un pranzo tranquillo, allegro.
-Mamma, visto che hai un po’ di tempo, stampiamo le foto? Posso andare sul tuo computer che ne vorrei alcune di quando ero piccola, e anche qualcuna con te, papà e Giorgio.-
Deve avere bevuto qualcosa.
Comunque sì, accendi il computer che arrivo.

Qui di fianco ho un post it azzurro, perché alcune cose che voglio scrivere oramai le devo annotare, altrimenti le dimentico e poi volano via.
Siamo davanti al computer, lei apre una cartella del duemilaeotto, scorre le icone con la solita velocità che fatico a seguire.

-Guarda questa mamma. Qui ti volevo bene.-
Ride. voleva. Vabbè.
-Ti ringrazio. Pensavo mi volessi ancora bene. Stamattina mi hai dato pure un bacio sulla mano.
-Avevo freddo. E tu avevi la mano calda.
-Ah!.
-Eh come eri giovane qui. D’altronde era dieci anni fa.-
Ineluttabile.
-Oddio, ma come eri brutta qui. Ma che taglio avevi? Terribile.
-Anche qui ti volevo bene. Ma un po’ meno.-
Un po’ meno.
-Eccola là.  La balena spiaggiata.-

Fine della commozione struggente. Cinque battute per disintegrare l’illusione di una madre.