venerdì 2 giugno 2017

POLVERE DI STELLE

La settimana corta dovrebbe entrare in una specie di carta dei diritti dei lavoratori, o delle madri, che forse è meglio. Perchè lavorare quattro giorni su sette è più giusto, più equilibrato, più bello, semplicemente.
Come lo passerò io questo venerdì di festa? Non so. Forse una giornata al mare, solo una, andata e ritorno perchè sabato c'è scuola, le ultime tre ore di italiano prima dell'esame. Fondamentali.
Oscilllo tra questo desiderio di amiche, sole e mare, e la pigrizia, acerrima nemica delle settimane corte.
L'alternativa è rimanere a casa, schivare il bollino nero del traffico, le creme solari, la sabbia, la fila per la piadina, e poltrire. Un sogno, praticamente. Peccato che abbiamo preso la decisione solenne di installare l'aria condizionata, ma non due pinguini semplici semplici, proprio l'impianto tradizionale, macchine esterne, split, tutto incassato e sotto traccia, perchè sono pur sempre un architetto, che ci vuoi fare?
Risultato? Polvere. Fine, invisibile, inafferrabie, detestabile polvere.
Giorgio sembra il figlio piccolo di Mr Banks in Mary Poppins, quello sui tetti di Londra con il faccino nero. Però io non ho i poteri di Mary Poppins, e nemmeno di Bert lo spazzacamino, quindi soffro, mi arrendo al potere invisibile della polvere, e probabilmente, domani me ne andrò al mare per ignorarla un giorno in più. Tanto sarà sempre lì al mio ritorno.
Eh, la settimana corta, che benedizione! Poi te la godi di più se alle due e mezza di giovedì pomeriggio sotto un sole che ti scioglie sei in un cantiere in collina, e c'è Maurizio, il contadino novantenne che vorrebbe fare il direttore lavori, che proprio non la manda giù una donna, architetto, che si occupa di scavi e fognature.
-Ci sono molte bisce- dice.
Vuole spaventarmi, e ci riesce, perchè io in mezzo alle bisce proprio non ci vado,  poi quando gli chiedo due carciofi dell'orto e due fiori di zucca finalmente  mi riconosce. La donna che è in me, la madre, la moglie, la cuoca. Facciamo amicizia, io e Maurizio. Ho anche il suo numero di telefono.
-La chiamo- dico.- per l'inizio dei lavori, così ci dà una mano- Mi guarda di nuovo in modo torvo, ma un po' meno.
-Le preparo i carciofi-sorride-
 E' più forte di lui.
va bene, vado al mare, una giornata, ma alle cinque sono a casa, combatto con la polvere, e aspetto che arrivi il sabato, una ragazza che va scuola per ripassare italiano e spagnolo, un bambino che si sdraia per terra, perchè lui nella polvere ci nuota serenamente, una finale di champions che non me ne può fregare di meno, magari riesco pure a scrivere due righe o a leggerne quattro, che è anche meglio.
Adesso dormo, se riesco, che il bambino impolverato qui di fianco a me russa, ru come un... come un.... non mi viene, però russa. Come la Nina. Gesù ci mancava solo il cane.