martedì 24 marzo 2020

IL SAPORE DELLA LIBERTA'


A chi mi dice scrivi poco, vorrei rispondere che per scrivere a volte ci vuole il buonumore, o almeno, per scrivere le cose che vorrei, ci vorrebbe un minimo di leggerezza. Che non ho.
Il periodo è difficile, la depressione è dietro l’angolo, la lacrima è sempre in tasca. Che ci volete fare? Capita a tutti.
E poi che faccio del mio meglio, rido quando posso anche quando non dovrei.
L’altro giorno mi ha chiamato un cliente mentre ero in macchina, il telefono l’aveva in mano Giorgio, che ha risposto naturalmente, ed è facile immaginare cosa possa dire un segretario di cinque anni. Comunque durante la telefonata, in viva voce, che ho cercato di tenere il più breve possibile per ovvie ragioni, il segretario si è inserito:
-Sì, sì, va bene, abbiamo capito, adesso metto giù, ciao ciao ciao, abbiamo capito.- Clic.
Ecco. Cliente perso. Pazienza.
Anche all’agenzia delle entrate cerco di passarmela, alla vecchia cara equitalia, che qualcuno diceva di avere abolito, ma io, che ero lì, non ho notato alcuna differenza, neppure negli arredi, neppure del personale, che sembrano arredi anche loro, un po’ grigi e un po’ verdi: le scadenze delle varie rottamazioni sono state in concomitanza di Pasqua, Natale , agosto, c’è gente che non va in vacanza da cento anni, mi dice l’impiegata alla quale approdo dopo due ore di attesa.
-Scarichi l’app- mi dice- così la prossima volta prende l’appuntamento e non deve aspettare tanto- continua- le ricordano pure le scadenze!-
Ah che bello!
-Mi dispiace signorina, faccio il possibile per restare di buonumore nella vita, l’applicazione della agenzia riscossione non rientra nelle opzioni. Mi scusi. Non me la sento. Preferisco la fila.
Già che sono in zona entro anche in Comune, magari se busso a tutte, ma dico a tutte le porte di tutti i dodici piani della torre A, forse incontrerò la persona che cerco.
Qualcuno disposto a prendersi la responsabilità di introdurre alla scuola materna un cibo non previsto nella complessa rete della refezione scolastica.
Ho letto il regolamento comunale, quello sanitario, ho chiamato il comune, lo Ies, la Ribò, la pedagogista, la psicologa dell’usl, la casa del giardiniere, poi in preda alla disperazione ho chiamato numeri a caso, tipo la Fiat, il Ministero degli Esteri, la Casa Bianca, niente, portare uno yogurt a scuola proprio non si può, va contro il protocollo. Ho deciso: modificare la refezione scolastica del comune di Bologna diventerà la sfida della vita.
Ma non si può fare per telefono.
Alla terza porta del quinto piano sono riuscita a ottenere qualcosa: una deroga temporanea, ho firmato un documento, una liberatoria in cui dichiaro che se un’ape pungerà un bambino in giardino, sarà colpa mia, se nel parcheggio della scuola c’è l’ingorgo è colpa mia, la signora con la panda e i due gemelli che è sempre in ritardo? Colpa mia, e dello yogurt che sotto la mia chiara e dichiarata responsabilità ho introdotto incautamente a scuola.
Vediamo che succede.
Poi ti chiedono come mai sei depressa. Però tra un delirio e l’altro ho trovato una soluzione, il classico gancio in mezzo al cielo: lo voglio condividere perché potrebbe aiutare altri nei momenti bui, di fatica, stress, avvilimento e tristezza insanabile: se non trovate amici, sport, passioni che vi sollevino il morale, c’è sempre l’episodio tre della prima stagione di How i met your mother. ‘Il sapore della libertà’. Dura solo quaranta minuti, ma è efficace. Prometto. Ho ricominciato a scrivere…

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