martedì 25 giugno 2019

ACCADE IN GIUGNO

Giugno lo amo, pazzamente. Più di tutti gli altri mesi dell’anno. Perché? Chi lo sa. Forse perché finisce la scuola, forse perché le giornate sono lunghe. Forse è il profumo di gelsomino. O forse perché ho l’impressione che le cose, in giugno, accadano, o possano accadere.
Sono arrivati in sequenza: un sei in matematica, e una promozione certa, nessuno smistamento di classe, una raccolta di racconti a cui tengo molto, e un’altra a cui sto lavorando con grande amore.
Poi mi viene in mente che in giugno, vent’anni fa esatti, mi sono pure fidanzata, e lo ricordo come uno dei momenti più belli della vita, quando pure ignoravo che cosa davvero avrebbe significato quella persona per me.
Così ho pensato: festeggiamo, scappiamo un giorno e mezzo, dimentichiamo per un giorno tutto il resto.
Certo. Ma perché farlo proprio su un pezzo di pietra di duemila anni a guardare Elena di Troia?
E perché no? E’ giugno. E poi io una bavetta all’aragosta così mica l’ho mai mangiata. Assassina. Si muoveva ancora.
Senza contare che è arrivato il caldo, finalmente. Mi scopro più tollerante e pacifica. Per esempio ieri mi sono sorbita quattro ore e mezza di un seminario sulla deontologia professionale. Quattro cfp. Che poi un giorno vorrei sapere il nome e il cognome di chi li ha inventati, i benedetti crediti formativi. Ma andiamo avanti. Ascolto anche con un certo interesse, almeno parto senza pregiudizi, anche se mi domando il motivo per cui, io, che sono architetto, debba seguire un seminario organizzato da avvocati, e avvilirmi con preoccupazioni varie su cause per negligenza da qui a trent’anni. Ma andiamo avanti.
Oggi, che è sempre giugno, accade che con una velocissima e impersonale mail mi avvertono che: ‘Spiacenti, i crediti non sono validi, non ha seguito il seminario in maniera corretta.’
Cioè? Scherzate? Sono stata anche attenta, interrogatemi, so tutto, non ho neppure dormito stanotte pensando a qualche leggerezza compiuta dieci anni fa che potrebbe costarmi, non dico la galera, ma multe sì, e salatissime, a quanto ho capito.
È così, come sempre, bisogna lottare anche per le cose che sono giuste di diritto. Raramente c’è qualcosa che fila liscio di suo. Bisogna alzare il telefono, mandare mail, chiedere di verificare, a volte anche pregare. E poi prendersi pure il rimprovero, Sì il rimbrotto della segreteria dell’ordine. A quarantacinque anni devo farmi sgridare, perché ho fatto 18 accessi.
‘Lei capirà, architetto, che è ingestibile.’
Poco importa se avevo problemi di connessione, se stavo seguendo i progressi di mio figlio nel corso di abilità sociali, se ero in macchina a prendere mia figlia al gym-camp, se recuperavo i miei genitori dal dentista per accompagnarli a casa, se con un orecchio ascoltavo le implicazioni penali della direzione lavori, e con l’altro ascoltavo mio padre parlare di barche a vela.
'Mi dispiace signorina, io, attualmente, quattro ore e mezza completamente libere per stare davanti a un computer di martedì pomeriggio, non le ho. Oppure le ho così, mente faccio altre cose non meno importanti. Se non le va bene, amen. Mi dispiace che abbia dovuto manualmente, ebbene sì, manualmente, conteggiare i minuti dei miei diciotto accessi, che sono 227, comunque le faccio notare che ha fatto una somma, un’operazione da terza elementare, e sono certa abbia pure usato la calcolatrice.’
Ecco cosa avrei voluto dire.
Però è giugno. Accadono cose. Perlopiù belle, bellissime.
-Ha ragione, mi scusi, non capiterà più.- Dico
Tanto mica lo sa che le ho mentito.

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